martedì, agosto 13

Nei vicoli di quest'ultima notte, dove lento lo sguardo vagava alla ricerca d'un cielo precluso, più volte i non radi striddii hanno destato la mano, propensa alla penna. Scrivere, con l'incipit incombente, è un vizio da cui di rado si ci affranca; per me, invece, è l'estremo intento di avvertire lievi segnali, che sovente diniegano, e poco dispensano.
Come vaga il pensiero, come vibra la mano e come spesso gli occhi s'incrociano adagiando blande le cose. Ci sono scosse, moti dell'animo, che nel tempo a volte incline ho imparato a far vagare.
E se trasporre su carta rapisce qualcuno, per me la sola zavorra è il dover palesare.
Vivo da sempre per assenza, là, ovunque mi sospinge il pensiero.