Con un gesso al piede dove vuoi andare? Sei tu, sempre e solo. Non hai spazio, fughe e vie. Chiuso. Gli steccati della mente, li cinge per sempre, che vuol dire da ora in poi, ed esprime tempo, e il tempo, si sa, è puro spazio.
Provo a spiegare, così muto gli esercizi di stile in utile latente, ove colui che sporadico s’imbarca nell’orde promesse avrà un filo chiaro tra il resto indolente.
Il gesso è bianco, ma non è sciente e lo è solo per uso corrente, potrebbe, con brevi pasteggi, essere d’ogni colore. Una mistura di ciano, due o tre tocchi in Magenta, poi togli e mesci gialli in quantità e snodi impasti d’iridato valore. Basterebbe poco e sarebbero bandiere, toni, colori, sfarzi inattesi. Mode distratte gioverebbero ai viali; oggi si, d’un blu profondo, poi cambia l’umore, o ricorre il dì, e a stelle e strisce d’un tratto apparì. Mah, è strano lasciarsi prendere la mano, ma sognare non costa niente e per tal fatta m’è d’uopo. Ma perché il mio gesso è bianco, che forse il mero fantino, l’infermiere dal fare ansimante, faceva scorrere meglio, glabre, le sue mani? Che la sua forza, la voglia o l’udito ne avrebbero alterato il fiero fervore?
Riconosco a Dio, qual’ora un giorno rivendichi il tratto, d’essere stato cinico, sapiente e fin’ora incompreso, quando disse – a se stesso credo – con impeto e classe: Che il tempo scorra, e l’uomo incessante lo segua! Voglio dire che costretto alla stasi, certe cose picchiettano la mente. Ci pensate agli asfalti condannati all’eterno a quel destro colore canna di fucile? Forse un giorno tutte le auto si riunirono a decretarne l’inviolabile effige? Mah, meglio lasciar perdere. Non c’è tempo per simili suddetti epitaffi, e se tra asfalto e gessi c’è la fine che incombe, beh dietro l’angolo c’è il sole, che poi ne accende i colori.
L’utile si diceva. Con un gesso, come questo al mio piede, si può solo aspettare e lenire, sopire ogni impeto ansimante. Puoi dimenticare, e libero ti fingi, poi ignaro attraversi, ma al varco, chino ti devi prostrare.
Un gesso al piede, credetemi, in fondo non vuol dir niente. Come sempre è il profondo che si vuole celare. Ma se ne abbiamo voglia, e qui urgerebbe indagare, e proprio altrove che dobbiamo guardare.
Provo a spiegare, così muto gli esercizi di stile in utile latente, ove colui che sporadico s’imbarca nell’orde promesse avrà un filo chiaro tra il resto indolente.
Il gesso è bianco, ma non è sciente e lo è solo per uso corrente, potrebbe, con brevi pasteggi, essere d’ogni colore. Una mistura di ciano, due o tre tocchi in Magenta, poi togli e mesci gialli in quantità e snodi impasti d’iridato valore. Basterebbe poco e sarebbero bandiere, toni, colori, sfarzi inattesi. Mode distratte gioverebbero ai viali; oggi si, d’un blu profondo, poi cambia l’umore, o ricorre il dì, e a stelle e strisce d’un tratto apparì. Mah, è strano lasciarsi prendere la mano, ma sognare non costa niente e per tal fatta m’è d’uopo. Ma perché il mio gesso è bianco, che forse il mero fantino, l’infermiere dal fare ansimante, faceva scorrere meglio, glabre, le sue mani? Che la sua forza, la voglia o l’udito ne avrebbero alterato il fiero fervore?
Riconosco a Dio, qual’ora un giorno rivendichi il tratto, d’essere stato cinico, sapiente e fin’ora incompreso, quando disse – a se stesso credo – con impeto e classe: Che il tempo scorra, e l’uomo incessante lo segua! Voglio dire che costretto alla stasi, certe cose picchiettano la mente. Ci pensate agli asfalti condannati all’eterno a quel destro colore canna di fucile? Forse un giorno tutte le auto si riunirono a decretarne l’inviolabile effige? Mah, meglio lasciar perdere. Non c’è tempo per simili suddetti epitaffi, e se tra asfalto e gessi c’è la fine che incombe, beh dietro l’angolo c’è il sole, che poi ne accende i colori.
L’utile si diceva. Con un gesso, come questo al mio piede, si può solo aspettare e lenire, sopire ogni impeto ansimante. Puoi dimenticare, e libero ti fingi, poi ignaro attraversi, ma al varco, chino ti devi prostrare.
Un gesso al piede, credetemi, in fondo non vuol dir niente. Come sempre è il profondo che si vuole celare. Ma se ne abbiamo voglia, e qui urgerebbe indagare, e proprio altrove che dobbiamo guardare.
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