venerdì, agosto 23

Poche, indistinte volte, forse nessuna, in cui un solo denso tratto, di barlume, mi riport
a, come oggi, ma da ieri, all’incedere farraginoso di una pellicola. Il tempo, quello si, deve essere scandito e la luce, che alle spalle trapela, crea e mesce all’unisono d’un drappello di fiamme. Per ore scorrono davanti al viso icone, incomprese per non essere mai nate e mutate. Mi siedo, solo con me stesso, e la trama scorre, ne avverto sussulti, vaghi tremori, sobbalzi inattesi e fiere visioni. Tutto condotto dalla mente, alla quale i muscoli hanno ceduto il passo, dove ogni cosa è specchio, alambicco e tortura. Oggi è un vivere interiore, per non morire la, fuori, dove tutto è un soffio e s’incatenano i sensi.
Come un dolce biscotto lambito ai fianchi, annaspa l’imago. Il giallo tenue, d’un calore inatteso, inchioda gli occhi, aliena l’assieme, e coglie blindato tenebre calanti, preludi di bieche fiammelle.
Un corpo vagante, stremato dal nulla, ora certezza dal soffio suadente, s’appresta alla fine. E’ un solo risvolto, cencio tra tanti, ondulata parentesi, che non osa chinarsi.
Glabro un suono mi giunge svanito, grave e disperso sobbalzo a ritroso, riverso tra pavimento e parete. Si, ancora una volta.