giovedì, aprile 8

In flessuosa memoria
rimango, volgo
l’arco sotteso d’un cielo nano
prigione fra i lustri
tra le dita e le mani.

Bieco,
fatuo intelletto
ghigni
per l’altrui sorte e restrizione
ma d’un pugno non si cinge
porpora e vanesia poesia.

Di lapilli
vestirò ogni falsa effige
fin quando chino sarai allo stupore;
guaderò allora il tuo sguardo inerte.

Fantasie illusorie;
il verso nutre
tra polvere che oscura
fin tanto che brilla.