mercoledì, febbraio 25

Queste finestre sempre mal riposte in ogni angolo del pianeta, queste mura troppo larghe che celano centimetri sempre defilati altrove. Queste convenzioni che ci sfalsano e ci rendono asincroni come motori con carburatori e propellente. Questo tempo che ci annega tra le paludi delle sensazioni.
Una tastiera, è ciò che alle volte manca; un foglio bianco dove riiniziare a intingere le più recondite fantasie. Tutto ci parla da lontano; stelle il cui brillare è novella già scemata, arrivata troppo tardi, spenta, svilita. Ascoltiamo vocii, e ci giungono pensieri ibridi, confezionati nel luogo ''altrove''. Proferiamo e professiamo l’acquisito nel tempo; ci giungono segnali e stilemi e convenzioni.
Mi sono fermato, oggi, ho cercato d’intuire; non c’era intesa, voglia o ardore. Ho avvertito lievi codici disinteressati, rivolti a figure retoriche. Mi sono sentito un oggetto, uomo in fuga verso lo scuro più losco, per riveder le stelle, senza aspettare messaggi. Per la luce dell’uno e il compendio del tutto.