Quelle foglie che insistono; quel giallo che scurisce e migra; quella danza e quei rimandi; proprio il mondo che svanisce a gli occhi. Danze, tra noi che corriamo incuranti; ambiti, movenze e sguardi adagiati all’asfalto, alla pietra o alla terra; l’arancione palesato, i saltelli di giubilo; le rincorse dietro auto adiacenti. I camion, poi; le foglie li attendono al varco; si spingono in prominenza e ne sfruttano il vuoto. S’innalzano; gorgheggiano; annebbiano l’etere. Tendono all’alto, perché da lì provengono; non hanno ragione, ma sono pregne di memoria e umori; di sguardi vani. Foglie a fiumi, a fiotti, lungo strade disagiate dove si confondono i passi, dove c’è d’adornare; dove cala lento l’autunno. Piogge che arrivano meste, mescolando gli accenti alle fronde; impasti limacciosi, pronti all’impatto viscido contro l’incurante che alterna boccheggi oltre due dita calate di finestrino. Le ritrovo nel vento, circolari e filari; senza chiedere passiamo, attraverso mille carezze lievi. C’è polvere, aria e terra; un verde svanito, incline al giallo, sovvertito all’arancio palmare. Codicilli e letture, impressioni dubbie; poco importa attraversando il cortile.
venerdì, novembre 7
Informazioni personali
- Nome: Manilo
Son movenze, le tue, quelle in cui muto, incantato nei fruscii dell'aria; uniti da fati e umori di terra, arpeggiamo parole inclini come rigoli d'acqua. Fotografia di Michael Melford.
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