venerdì, ottobre 17

Sempre troppo grigia, sempre troppo spersa; dall’alto dello sguardo inerte, mortificato dal transito. Da anni in colonne, auto in costa unita d’ordine sparso in soste latenti d’attimi contigui. Storie immemori d’acqua, entro vetri appannati; e urla; e strida di bimbo. Fumi, tabacco; accidia, e inoltro nei meandri nel pensiero. Giù per di lì, tra balaustre tossiche di polveri fini e cappotte sempreverdesporco dell’edicola a lato, l’angolo s’apre e qualcuno sorseggia un thé.
Forse niente in tutto questo, forse il solito squarcio lercio e un tempo da impreziosire con i gingilli della mente.
Poco importa; e in ciò m’accomuno; di fianco e lontano sono attraversato dai mille sguardi.
Poco importa se qualcuno continua a scaricar gas, e a svanire.
Poco importa se lo scuro in viso, ora è solo lezzo olezzo da smaltire.
Resto impervio nelle fronde degli intenti; e respiro.