lunedì, settembre 22

Vento di Libeccio, soffio che svetta tra le pareti di un corridoio di mare; ecco ciò che siamo; umidi e pregni, figli di un incrocio di storie spente. Vento di Scirocco, questa l'ira che opponiamo per rinsecchire le fatue voci delle menti, per spezzare la resistenza strenua di ginocchia folli di fremiti. Aria, quindi, a soffocare oltre il respiro, inconsistente e letale come il veleno in dosi massicce.
Di dì in dì stilliamo l'ansia di impervie missioni e sopravviviamo in fortilizi spavaldi. Quando financo l'etere non contiene le gesta, si scaglia il folgore che nell'attimo uccide. Non c'è lacrima, allora, e cala il vento; tutto è chetato e la vita ricomincia.