lunedì, settembre 15

Parlo, qualcuno ascolta, ha voglia di farlo. Cosa non comune, non c’è tempo, lo sappiamo, bisogna scivolare tra fogli, carpette e mattoni lucidi di polvere occultata. La luce arriva alle spalle, e parlo, nessuno si distrae, sembra quasi che in divenire possa dire qualcosa di interessante. I dubbi sono moti, come sempre; nella normalità che immagino, guardo con sospetto. Non sono distante, non lo sono mai stato, quanti hanno cercato di capirlo? Una schiera minoritaria, forse, che inesorabilmente si sperde ad ogni volgere di quel dì che ostinato prolungo nella notte. Continuo, recito un copione, ma non voglio andare via; ho qualcosa da dire, come tutti su questa terra, e tutti piangiamo le insipienze dell’altro. Qualcuno si traspone e osserva, me e chi ascolta, ne avverto la presenza che compone un ghigno; tutti tra se e se pensano le stesse cose; l’incapacità di comunicarcelo, è questo che ci rende schiavi.