domenica, settembre 14

Ciondolo spesso da una strada, osservo, non so cosa, il più delle volte inquadro per istinto o per il gioco delle probabilità, tanto chi osserva non sa, e anche a me non è dato sapere. Ci sono drammi nel nulla, e spesso sono alle spalle, in silenziosa attesa oltre l’evidenza. Ci si può interrogare sui livelli, su quante profondità esistono, ma non si finirebbe mai d’indagare. Lui sa, storce la testa intrisa nel bianco e passa le sbarre; sono due di metallo scuro e temprato, non c’è bisogno di toccarle, sono calde e roventi come si potrebbe immaginare. Niente d’altro, e una pupilla lo conferma, socchiusa quel che basta; l’altra gocciola un febbrile malore, ampia è disposta all’insù. ''Sono vigile, sono cane, non fingo pensiero, perché non posso ergerlo'', questo trapela; abbassandomi, chinandomi, intravedo il muso composto e bianco che non lascia incertezze: sa, per dolorosa esperienza, che non capisco. E’ così che succede, ed è la notte dei tempi; il verde emerge alle spalle, ma incrociando i processi, falsando le righe. Viviamo tutti con alle spalle qualcuno, fosse anche l’ombra dei ricordi o i pesi-zavorra da cui non ci liberiamo. Non ho compreso, ed era previsto, mi sento a disagio: sono scorsi gli anni il cui richiamo echeggia già da allora.