venerdì, settembre 19

La devo l’isola felice; schiuse poche pagine annoto qualcosa, curo i rimandi, focalizzo i tratti. C’è un tepore da ripercorrere, ogni giorno alla fine del dì per ricreare uno scenario solito, per sentirsi a proprio agio, meno estraneo in terra patria. Quei soliti giornali, quel caffè scuro a prescindere, quei pensieri rivoltati di continuo. Mescere come dei liquidi le parole, e ricercarne il senso, che non è nelle frasi, ma nell’ordine casuale del Fato che determina. Punti e virgole vivono una propria vita, fuori dai periodi, che sono mode, svettano su fogli intingendoli, innalzando toni striduli. Mi arrendo, queste vocali mi attraversano, sono indomabili e per niente consonanti.