La devo l’isola felice; schiuse poche pagine annoto qualcosa, curo i rimandi, focalizzo i tratti. C’è un tepore da ripercorrere, ogni giorno alla fine del dì per ricreare uno scenario solito, per sentirsi a proprio agio, meno estraneo in terra patria. Quei soliti giornali, quel caffè scuro a prescindere, quei pensieri rivoltati di continuo. Mescere come dei liquidi le parole, e ricercarne il senso, che non è nelle frasi, ma nell’ordine casuale del Fato che determina. Punti e virgole vivono una propria vita, fuori dai periodi, che sono mode, svettano su fogli intingendoli, innalzando toni striduli. Mi arrendo, queste vocali mi attraversano, sono indomabili e per niente consonanti.
venerdì, settembre 19
Informazioni personali
- Nome: Manilo
Son movenze, le tue, quelle in cui muto, incantato nei fruscii dell'aria; uniti da fati e umori di terra, arpeggiamo parole inclini come rigoli d'acqua. Fotografia di Michael Melford.
Previous Posts
- Il perfetto è riproducibile, l’imperfetto no. L’es...
- Ed ora che il tempo è trascorso sono rimasto sul b...
- Vedi, ho cercato di scriverlo ma non m'è riuscito....
- Parlo, qualcuno ascolta, ha voglia di farlo. Cosa ...
- Ciondolo spesso da una strada, osservo, non so cos...
- Questo gesso tra le mani conservo, colori in masch...
- Ogni mattina sono le sette e trenta, apro una port...
- Lettere, si, questo devo perseguire. Consonanze co...
- Il silenzio tra la folla mette a disagio, ogni gio...
- Un sogno generato dalle luci del mattino, quando i...
0 Comments:
Posta un commento
<< Home