sabato, ottobre 4

E’ già passato un mese, e poi ancora un altro. Nulla è cambiato, qualcosa ancora folgora da dentro, che mi ha spinto a cambiare, ad essere mai più lo stesso. Giorni diversi, strani, d’estremis; qualche notte priva di sonno e carica di frenesia, perché ogni attimo era da gustare, da vivere e centellinare. Un sogno aperto, poi chiuso, per manifesta disfatta. Vivo immaginando, e tutto m’è consentito; sogno lesinando per manifesta aberrazione del presente. A volte nulla importa e s’inoltra lo scuro, cosicché non scorgo, così non odo; congelo il passo e qualcuno alza il vocio. Ma non importa, basta il sentore. Non rimane che pennellare ed evocare, per qualcosa che mai potrà accadere. Forse non lo voglio; custodisco nodi in gola e ci vivo attorno.

Rigo
riverso su rigo,
intento all’amare
di versi colmo
repentini vuoti,
mi calo
e sfioro l’ardore
un passo prima
che tardi l'ascesa.