martedì, febbraio 24

Il mare non c’era, o si celava e non l’ho scorto. Accanto al sibilo, dietro le rughe d’onde, attraverso ombre celate dai nembi, lì ho aspettato savio. Sguardo ampio del cesto avvolto del tepore del tempo che stagna, ciò ch’è sfuggito ratto ritorna. Nugoli ancora solitari, o forse note o colori; presi il corpo tra le mani e a spettando ne carezzai i rilievi nella limacciosa risacca dell’abbandono. Schiudo le mani per svelarne ricordi, trovo cenci appesi alle falangi; un orrido sguardo che colloso s’attacca. Sono fuori, e ancora una volta qualcosa è successo; c’ero, sfoglio, mi tuffo.