martedì, aprile 20

La ridiscesa a Palermo arriva tra folate di vento; nembi adagiati l'un l'altro, inclinati, distratti. Pareti parallele, quelle tra cielo, scogli frastagliati, scivoli limacciosi e case a ridosso dei circoli di mare che ricamano Punta Raisi. Falcone e Borsellino non sono mai entrati nell'immaginario culturale, tra luce di speranza e il diritto sacrosanto al riscatto. Tantomeno nel lessico, indice quotidiano della norma; Falcone-Borsellino qui non é ancora l'aereoporto, solo il monito d'un sogno falciato delle ali.
Le mura sfalde non arginano, sono nel ventre senza balzelli o irrequietezze. Questo il miracolo d'un Sud che latita disteso al sole, quel sentirsi parte del nucleo senza domande e sguardi violatori.
Tra i vichi e per le strade, si confondono i passi tra le balate incidenti, si ascoltano senza oneri cerulei rumori, e quanado ti chiedi il perché sei già altrove; qualcuno ti viene incontro offrendoti un ombrello che a quella dell'acqua aggiungerebbe la privazione della memoria.
E' liberty, lo è, ma ne carpisci il senso quando svetti tra una balaustra e l'altra; logica, geometrica, retta per cui affine al calcolo.
Liane urbane, portici appena incavati, pasteggiati d'acquitrino e fanghiglia dato il cicaleggio d'avventori permeati nelle pasticche di mattoni scuri della tonalità dell'attesa. Si può avanzare e immaginare, a mente la guida in carta lustra, socchiudendo gli occhi tutto appare nella traccia che ogni passo ha disegnato tra bordi di pietre pregne.
C'è verde, e questo sorprende nella terra color del croco, certe buone novelle sono presaggio di perdite imminenti. Nel sommesso, nel buio, nello scomposto, ci si nasconde; obiettando scarni visi chiusi color della carruba e duri come le ossa che le punteggiano.
In questa migrazione cerco il mare, la cui ode copre tra il far del vento; cedo all'evidenza della sabbia e al rimando della dimenticanza.