mercoledì, luglio 21

Quell’afa che ci ha avvolti nell’unica pelle di gocce centellinate di sudore; quel torpore che incanta le menti e affievolisce gli arti; quel raziocinio deriso da un istinto primordiale, incontrollato; questo è ciò che è rimasto delle nostre supponenze. Costruiamo gabbie, ma ne immaginiamo ancor prima della forgia già le fessure. Ci inventiamo solidi, ma siamo attendisti del vento. Svicoliamo nei meandri della ragione, crocifiggendo certi segnali privi di logica, laddove è il tempio delle sfumature che stiamo osservando. Oggi sento il richiamo che aneli, ma non è nel verbo che devi cercare la memoria. Esplora le nebbie; sviscera incertezze. Oppure, e vale ancor dippiù, cercale in certe congiunzioni; occasionali e svuggevoli financo per il Fato.