Enzo Baldoni.
L'ora della fine.
Qualche foglio in mano, l'ultimo quotidiano ingiallito dalla pur mite calura di quest'Agosto. I polpastrelli che d'un tratto trasudano, attaccando la pagina dello sgomento. Una granita di limone d'un tratto liquefatta ed aspra. La notizia della fine, che è la fine, le barriere abbattute; significati che si stentano a trovare.
Squallore, voglia di fare, esigenza di capire; risuona l'incipit come il sordo batacchio tra le pareti d’una campana. Attonito, ma non so; stillo lacrime e non anelo tristezza. Avverto l'energia sottile di un sorriso oramai negato.
Quell'inguaribile ottimismo è il bando che vorrei far migrare, e ovunque; il coraggio che vorrei tramandare.
Una fine non fine a se stessa; nella sfida umana dell'uomo contro il più terribile ignoto: Il risvolto della propria faccia oltre ogni ruga.
L'ora della fine.
Qualche foglio in mano, l'ultimo quotidiano ingiallito dalla pur mite calura di quest'Agosto. I polpastrelli che d'un tratto trasudano, attaccando la pagina dello sgomento. Una granita di limone d'un tratto liquefatta ed aspra. La notizia della fine, che è la fine, le barriere abbattute; significati che si stentano a trovare.
Squallore, voglia di fare, esigenza di capire; risuona l'incipit come il sordo batacchio tra le pareti d’una campana. Attonito, ma non so; stillo lacrime e non anelo tristezza. Avverto l'energia sottile di un sorriso oramai negato.
Quell'inguaribile ottimismo è il bando che vorrei far migrare, e ovunque; il coraggio che vorrei tramandare.
Una fine non fine a se stessa; nella sfida umana dell'uomo contro il più terribile ignoto: Il risvolto della propria faccia oltre ogni ruga.
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