martedì, ottobre 15

Non che ci fosse un trepidio, no, e che da li venivo. Posso spiegarlo, tranquilli, posso spiegare tutto. E poi che importanza ha, l’importante è muoversi, scogliere il pensiero e cominciare a camminare, magari, poi, è meglio non voltarsi, proseguire, proseguire, poi basta. E’ li il punto. Mi succede ogni momento, ma tutti i momenti non sono uguali, strano chiamarli allo stesso modo, ma così è scritto, e quindi sia. Ci si trova, ma chi sa il perché? Certi giorni si sommano all’infinito e ci sono spazi troppo vasti, che niente hanno a che fare con i mari o il cielo, e ci sono squarci insanabili. Ovunque ti adagi c’è un sospiro troppo forte in cui non si intravede la fine, roba da perderci la testa, da aver paura, e poco più. Vorrei un punto, vorrei proprio quello, più improprio del solito, più chiaro e flessibile. Righe, righe che scorrono e altro. Ci sono inverni insospettabili, ci sono foglie che cadono come altari ad un Dio pagano, se non erro sono schiere in più filari, vie frastagliate nell’ignoto. Legittimo, tranne a ricredersi, aspettare le primavere al raduno dei soccorsi dell’anno, andateci, andateci pure, tanto cosa cambia, fuori c’è luce, e chissà per quanto.