giovedì, settembre 12

Frastuoni, troppi, incontrollabili. Spettatore, fra i lapilli dei miei pensieri, a volte assisto inerte all’aspro torrente che virgola impavido. Altre volte, però, mi inerpico su catene frastagliate, in cui nessuna matassa può districarsi. Ogni tentativo di trovare una fine, un limite, è braccato dall’enormità dei fatti che si svolgono da una spirale enorme, molto più grande di ogni umano pensiero. Troppi stimoli generano la stasi, forma ultima di autoprotezione da fattori esterni e inconsulti. Trovare i raccordi di mille orde che si susseguono, è un lavoro che stressa mente e corpo.
E’ difficile vivere, ma forse è scontato, complicata, certamente, è la via per la coerenza, disseminata di insidie ed esigenze che mutano in continuazione. Mi sovviene un verso ricamato da note:

“…non sono un uomo giusto ma sono giusto un uomo…”

Lo vorrei un verso possibile, non, solo, una mera scusa.