Nell’ondeggiare di queste pagine paglierine rallento sorsi di respiro, sfioro e rigiro carezzandone i lievi solchi, bordi e forme; immagino calori tra le righe. E il tempo si perde, come la mia mente dietro la sensazione che mi scalda questo scorrere di pulsioni. Fermo in quest’oscillare di pendolo dal moto perpetuo, avverto gli odori che trapelano dalla memoria, imprigionati nel sito criptato dei momenti infrangibili. Permane da lontano come ciò che più anelo una melodia sinuosa, sensuale nello svolgere delle note, che riporta nell’apice della spirale conica dei ricordi. Giusto lì, in quei momenti opachi come filtrati da fumo di intere piantagioni di tabacco, dove gli effluvi di canti permeavano da drappi e tendaggi di una dimensione spersa; localizzata nelle nostri menti incrociate nel punto improprio appena lievemente focalizzato.
Smemore vago
pulcinella incompiuto
tra terre aride
rinsecchite d’acque
o d’imago volte al sogno.
E disegno
in queste mura
capestro di geroglifici
segni con le mani
dal volto verso l’aria.
Qui dove t’aspetto
e preparo meditate di gesta
il lino che avvolgerà
madidi i nostri corpi.
Impavido
nel diverbio intentato
con la parola china
sospesa da qui,
e sino a quel Dì.
Smemore vago
pulcinella incompiuto
tra terre aride
rinsecchite d’acque
o d’imago volte al sogno.
E disegno
in queste mura
capestro di geroglifici
segni con le mani
dal volto verso l’aria.
Qui dove t’aspetto
e preparo meditate di gesta
il lino che avvolgerà
madidi i nostri corpi.
Impavido
nel diverbio intentato
con la parola china
sospesa da qui,
e sino a quel Dì.
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