domenica, ottobre 31

Osservando l’iride dei tuoi occhi ho sfocato ogni immagine; mi sono scorto sospeso, avvolto nelle pieghe di seta che appaiono i flutti di un mare ebro. Polverizzati i sospiri, ci siamo nutriti della stessa aria, confinando all’oblio il mondo figlio dell’acerrimo destino. Ci siamo sfiorati l’anima più volte, e ad ogni tocco abbiamo nutrito l’ardore, sino a consumare con lo sfregare di mani ogni coltre pavida che ci divideva.
Piccoli suoni, appena accennati, pensieri captati; abbiamo vissuto in uno scivolo di minuti ciò che a volte l’anima anela in una vita, senza scorgere nemmeno il volgere d’una foglia. Parole intarsiate, levigate finemente con il cesello che l’ansia ci lasciava sgorgare. Fraseggi, ai più invisi, ad alimentare il nostro dissenso per la gelida nebbia che adorna l’uomo; tenui, accentuati, a volte, scagliati verso quel cosmo che ci apparve il nostro sito.Formulo, conservo, congelo e custodisco ogni parola; prezioso gioiello che lustro ad ogni volgere del dì. In letargo per l’inverno in corso, abbiamo adagiato lo sfavillare e l’essenze sotto un manto di neve cristallina. Aspetto, però, paziente orologiaio, che i minuscoli meccanismi riaccendano il moto, scandendo ancora il tempo della sintonia assoluta; oltre tempo.