Sarebbe facile la strada, lo so; genuflettere quel po’, che basta, lo sguardo. Respirar di fiele, dissimulare brividi di ragione disciolti tra i pugni delle mani. Un po’ di tutto a sottrarre, però. Rido. Questa la mia cura di stecca nel coro, di contrappunto dissonante quando la norma è cielo che opprime. Rido, tra gorghi di acquitrini dagli occhi; vetrini con cui osservare colori invisibili dispersi tra i soffi d’aria. Costretto alle briglie, alle normalità del corpo e dell’io evidente, spiovo verso ambiti lontani protetti e sconosciuti. I perché, le ardenti domande, l’indice contro l’incapacità di adeguarmi. Ore che si consumano nelle spiagge d’estate per i propositi d’inverno, o tra i fuochi dell’imbrunire su tensioni di silenzi troppo lunghi. Rido ancora, ferito ma indenne, nell’attesa di qualcosa che sorga oltre quest’arco grigio d’atmosfera. Oltre non sarò costretto a ridere; rivolto all’alto lo farò nel silenzio, e solo se lo vorrò.
domenica, febbraio 6
Informazioni personali
- Nome: Manilo
Son movenze, le tue, quelle in cui muto, incantato nei fruscii dell'aria; uniti da fati e umori di terra, arpeggiamo parole inclini come rigoli d'acqua. Fotografia di Michael Melford.
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