domenica, febbraio 6

Sarebbe facile la strada, lo so; genuflettere quel po’, che basta, lo sguardo. Respirar di fiele, dissimulare brividi di ragione disciolti tra i pugni delle mani. Un po’ di tutto a sottrarre, però. Rido. Questa la mia cura di stecca nel coro, di contrappunto dissonante quando la norma è cielo che opprime. Rido, tra gorghi di acquitrini dagli occhi; vetrini con cui osservare colori invisibili dispersi tra i soffi d’aria. Costretto alle briglie, alle normalità del corpo e dell’io evidente, spiovo verso ambiti lontani protetti e sconosciuti. I perché, le ardenti domande, l’indice contro l’incapacità di adeguarmi. Ore che si consumano nelle spiagge d’estate per i propositi d’inverno, o tra i fuochi dell’imbrunire su tensioni di silenzi troppo lunghi. Rido ancora, ferito ma indenne, nell’attesa di qualcosa che sorga oltre quest’arco grigio d’atmosfera. Oltre non sarò costretto a ridere; rivolto all’alto lo farò nel silenzio, e solo se lo vorrò.