lunedì, gennaio 24

Il silenzio è insopportabile; intravedo orli da cui sbordano bianchi inutili. Nella scura fibra del tuo mantello ho perso l'anima; in naufragi lontani di batter di ciglia. Il tempo però, lui, mi ha preparato, adornandomi le mani di una pelle secca e spessa. Gli occhi vividi di notte, languidi di pensieri gallegianti e privi di boe, si sono plasmati in quest'assenza densa. Questa luce ora mi atterrisce; nell'infinito senza senso, apre le braccia da cui non si intravede una fine. Dico a te, e lo ricordo, gigante tra nani, in viaggio perpetuo di fini valori, costretto al vociare infido delle beghe. Te, che un braccio cingeva un intero confine; composto, e posto all'innalzo di mura future. Ma anche te, veste nera, invoco in questo lamento insensato; memore delle lacrime che ho bevuto negli effluvi in cui ho carpito l'umano. E lui, dalla risata ironica sino alla corrosione di quell'altro universo; che osserva, razionalizza e s'infervora. Mille altri ancora, carpiti da scarne riga ingiallite al tocco delle dita. Parole su parole, frasi e versi; immagini. Calore ed energia di cui ora mi intingo, battendo le mani sostenute da braccia alte e flesse. Ascolto; impavido e irriducibile. Osservo irriverente ciò che labile mi scivola addosso, modellando cuoio sui solchi della mia pelle.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Io non ho certezze, se non per la voglia ardita di fare, e di proseguire. Non ho risposte, a nulla, solo domande che da poco, o da sempre, rimbalzano come echi impazziti nella mia mente. Mi dispiace, non sono impermeabile, traspiro da ogni poro e mi mescolo e confondo continuamente con ciò che mi circonda. Ho bisogno di continue conferme, perché sono un uomo e questa mia condizione è insita nel pensare, gioire e soffrire. Sono così, e altrimenti non vorrei essere, rivendico il diritto alle mie debolezze, che riviste e rianalizzate sono la mia forza, in quanto foriere di quella sensibilità che è centro e fulcro del mio essere.

10:15 PM  

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