sabato, giugno 18

Quella corsa mai finita nel rombo del motore; fermate su fermate nel frangere di vetri opacizzati da polveri, trasformati in schermi svolti dalla mente. La voce assente, gli sguardi accennati e la tua presenza spersa e sottile, nei rossori puerili delle guance. Movimenti composti, quadrati per non cedere spazio; fausti e opprimenti.
Angoli precoci quegli occhi nel bilico del chiedere per svanire. Pochi metri d’asfalto ci hanno forgiato, e insignificanti svolte, e dislivelli da marciapiede. Nessuna finzione in gioco; l’assenza di preconcetti e forzature, la voglia di affacciarsi a questa vita a lungo letta su fogli pallidi di scuola. Chissà se di quei fremiti hai mai saputo, o cosa hai potuto immaginare, dato che all’ardore non fu prodigo di parole e saette. O forse è stato quel tutto che transita per il niente, e ho consumato tele d’ansie per riquadri impossibili d’apparire. E ora che scrivo e rivivo, sarai in gioco altrove, avvinta da ansie e fermenti rivolti altrove. Vedo e penso, nel bisogno di quest’aria che ad ogni battito confondo con il respiro.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

"Ogni nome un uomo ed ogni uomo e' solo quello che
scoprirà inseguendo le distanze dentro sé..."(Negrita)

...è un buon incipit!

ORF

9:19 PM  

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