domenica, maggio 8

Madre mite, quella delle foto d’una domenica di maggio; madri tenui e d’abbracciare, con occhi pinti dalla follia dell’onda di conquista. Figli ostaggi di sguardi d’oppio, tra movenze lenite dal cingere d’un corpulento muro d’ovatta. Gente in rivoli dietro quinte d’un mondo lontano, soffocate dall’opulenza scomposta di parole cadenzate e stordenti. Uomini in guerra, in gorghi di sangue, con occhi e sensi spalmati di nutella per addolcire le prime scottature tra i raggi del sole. Donne a ripiegare gonnelle oltre la cintola per calare veli su gambe a lutto. Sentimenti surrogati, parole smorzate, sensazioni mitigate; vite sacrificate all’altare della normalità, che devasta e offende.