giovedì, aprile 14

Il Caso s’aggira, s’appresta e attende, nel far frenetico del ghepardo. Evocato da parole sincopate nella mente e sillabe imbrigliate. Remore remote svilenti dell’anima, retaggi a sottrarre nei fiumi delle correnti interminabili. Trame; sciabordate in incroci insensati, nel mescere dell’impeto, quando le calure degli scirocchi di primavera rimestano sensazioni e raziocinio.
Alla ridiscesa d’un filo trasparente dei toni dell’acqua e del vento, non puoi che chinarti, svilito caso. Fraseggi e movenze sono futili, dinanzi all’avvento della miriade di particole sfaccettate di sentimenti. Laddove non serve carpire, non occorrono parole ne segni, reti e convenzioni.
Ti espongo al levante nell’ansia d’osservarne gli strali e l’ombra possente alla proiezione dei miei natali. Ci si incontra nel tempo e nell’infinito solo poche volte; i luoghi e navigli che attraversiamo sono ricavate in quelle tele che noi sconosciamo. Lembi unici, siamo fuori dai toni del quotidiano; corriamo e attraversiamo questa vita provenienti dal nostro Lontano.