mercoledì, marzo 30

Guitto dell'anima, svicolo ignaro dalla fonte di verbi e parole . Attornio scritture con il vezzo dell'incompiutezza e cenci sfaldi di livori inutili. Rovistando la prossima mossa, fremo con il trepidio del cieco attendista; serafico rapitore di flussi d'aria in irrequieti in moti di simulata inedia. Sarò flebile, nel soffio che scorrendo sussurra. Incapace, oltre che distante. Come la sorte, mia sopita sposa; come il fremito di un pensiero che schivo d'effetto; come un'infezione virale che solca il fraseggio di tutti gli anni, dalla memoria ad oggi. L'ansia dissecca le ginocchia umane, nel vento di scirocco del Sud infiltrato attraverso i mattoni di tufo, isole d’echi nei gorghi d'eco del mattino.. Un torrente nel futuro, senza falle; mitigatore d'angoli, a ridiscendere la corrente dell'abbandono nel ritrovo della patria lungo il corso sfinito. La mossa mi vede atteso; angolo d’uno sguardo futile, spigolo di scenari senza dileggi.