domenica, maggio 15

Come Simone.

Cielo a bassa lega di schizzi d’ombra nelle pergole. Schiamazzi d’echi di primavera nei passi sugli asfalti sbirciati tra i gorghi delle tende afose. Riflessi nelle pietre a secco dei bastioni stagliati nei meriggi del solleone. Memorie postume, soffuse negli intrighi della mente alla corte dei rimandi di corrispondenze.
Vorrei vivere nel chiarore d’un rigo, vorrei scorrere tra i commenti. Vorrei incorniciare l’equivoco, a cui soffiare allontanando incertezze e necessità di pensieri profondi. Vorrei essere come Simone Cristicchi, variegando spalti ed inclinazioni. Vorrei cogliere fremiti d’inviti per scritture a tema, e leccare un francobollo per il concorso sui pomodori bruni di Salerno o sulle strade inquiete di Milano. Vorrei il click facile sulla bustina della posta e invadere di fraseggi lettori ed editori. Ma son qui sempre più spesso, a cogliere fili invisibili ridiscesi dall’aria tra becchi arancio e code di rondine; nell’arpeggio di parole evanescenti alla vista di simboli che sfiorano e corrugano la pelle. Non sono come te, Simone, e me ne faccio un cruccio; questi rivoli ricadono addosso violando il senno. Come l’ora di mezzanotte che permane, quando il dì rivive perché tutto è scemato; quando le voci esili emergono e il grido non occorre.
Vorrei essere come te, e non sarò mai come Biagio, ma sono come tutto; per non aver negato niente.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ho rubato le tue parole, Manilo. Ed ora sono anche lì, su www.cristicchiblog.net.

11:13 PM  
Blogger Manilo said...

Le parole non ci appartengono; cerchiamo di trattenerle come lucette in un pugno, ma sono libere e vanno dove vogliono.

9:39 PM  

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