domenica, maggio 22

Smorzando il passo dell’incertezza attorno alla soglia, s’intravede lo scuro dei listelli di legno, a pavimentare la distesa sotto i banchi; giornali aperti e rilasciati, dell’attesa e del richiamo. Tappa prima del pensiero mitigato, la pergamena vergata di cui s’attornia l’uscio. Si disserta di fumo, d’asti, vocii e di un ministro zelante. Il banco dei vini legato alle luci rumoreggia con la coppia di plutei, carichi di mensole e codici riversi. Gli odori della cucina, e gli sguardi altrove; forme brunite di metallo alle pareti e cesti di vimini a terra s’adagiano. Così come la fila di cucù immobili e silenti, nell’attesa del trascorrere e nel vezzo d’osservare. Il cammino verso il bagno è sperso dalla musica e stemperato dall’incrocio di passi mossi nei cori di sguardi. Lesto è il simbiotico annuire di pensieri alla vista del lavabo scavato nella pietra, vermiglio nel rugoso declivio; come ogni cosa in cui la luce giunge e pinge del tocco lieve. Il calpestio e le mura sono verseggiate dei canti di Dante. A trarne, così, nella somma del rivoltare dello sguardo, una Divina Commedia circolare; nel luogo delle celate passioni massime d’ispirazione. Nel simile teatro, il tirar dell’acqua tintinna come nei gorgogli d’arte; e gli imbarazzanti ritiri assorbono memorie sibilline. Insieme a zuppe dorate, fraseggi d’accostamenti con formaggi calici e miele, si va’ dai Nodari per varcare quella porta con l’effige riprodotta dell’Alighieri. Poi uno schizzo di luce, righe d’attornio e canti; oltre che bisogni incombenti. Luogo a latere rivolto a tempio.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Forse l'estrosa genialità del Sommo non appartiene a coloro che, a mio avviso, indevotamente si appropriano del verbo supremo, per allegerire le proprie vane disquisizioni intestinali...

4:55 PM  

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