sabato, febbraio 12

Nota del mio tono velata dal mestare di fondo, batto un tempo fondamento d’argine nella mente scevro di corrispondenze. Spero nell’oggi, e nel rigo attendo contraendo disarmonie d’ansie. Compagno di levate in fraseggi nani, e di sguardi tra occhi estremi di moti a pendolo, sfogo suoni gutturali in gravità di melme mobili. Ci sentiamo tra circoli di faggio, osservando altrove, oltre ogni movenza. Paralleli proseguiamo per lunghi tratti, sfiorandoci su strade desuete di corsie opposte. Intono; struggo moti frizzantini consumandone anzitempo le spume tra falangi di dita ignare. Avverto quella gravità fitta nel ventre che non rilascia scrittura e respiri. Rischi; accorsi ad onor di vita, tra noveri e rammenti di soventi cadute.