All’arrivo non c’è, questa mente; avvisi d’occhi spalmati in rughe d’asfalto e pece. In moti perpetui, la finestra d’immagini oscilla in ricadute, tra memoria e parvenza di futuro. Oggi è un auto che sterza con stizzosa facilità, ferma in soste provvisorie di bordo strada.
Dirimpetto eri appena arrivato, con fumi di lamiere incavi di vecchi fasti; verde come la profondità irraggiunta nel cenno delle mani. Tirato al grigio dello spandere d’inchiostro del Corriere, plachi nervosismi d’aria mitigandoli con il planar di mani. Altri passi tutt’attorno, nelle danze dei tremolii delle dita. Fumi di foschie tra cui intravedo, e di tabacco in cui occludi pensieri; piccoli innesti nell’unione di braccia e di stringere di paltò. Vezzi di moti insavi, sbordii di fronde grigie, crespe compostezze alienate ai volteggi della nuca.
Così muovo marce e sensi e catapulto visioni; sensi in raccordo di ritmi. M’osservo irridente, ma nello sguardo convenuto degli altri sorrido. Sono altrove, com’è sempre il pensiero; non c’è scritto che mitighi, scarni listelli di rampe per incerti voli. Opportune trasmigrazione di verbi irregolari, quando i corridoi verso le gallerie sono echi ridondi di vernici sulla pelle. Il semplice, è quello che cerco, che spaccone e impervio sé celato oltre l’angolo. L’ennesimo celato.
Avanzando tra le brezze, sparo guardi in botteghe di grembiuli pregni, raccolgo cartine sperse con parole di prose goliardiche. Cos’è questo giorno refrattario come un Van Gogh? D’osservare da remoto, e respirare; sfaldando tasselli. Tessere di vita confuse, staccate dalle infinite parvenze di cielo.
Dirimpetto eri appena arrivato, con fumi di lamiere incavi di vecchi fasti; verde come la profondità irraggiunta nel cenno delle mani. Tirato al grigio dello spandere d’inchiostro del Corriere, plachi nervosismi d’aria mitigandoli con il planar di mani. Altri passi tutt’attorno, nelle danze dei tremolii delle dita. Fumi di foschie tra cui intravedo, e di tabacco in cui occludi pensieri; piccoli innesti nell’unione di braccia e di stringere di paltò. Vezzi di moti insavi, sbordii di fronde grigie, crespe compostezze alienate ai volteggi della nuca.
Così muovo marce e sensi e catapulto visioni; sensi in raccordo di ritmi. M’osservo irridente, ma nello sguardo convenuto degli altri sorrido. Sono altrove, com’è sempre il pensiero; non c’è scritto che mitighi, scarni listelli di rampe per incerti voli. Opportune trasmigrazione di verbi irregolari, quando i corridoi verso le gallerie sono echi ridondi di vernici sulla pelle. Il semplice, è quello che cerco, che spaccone e impervio sé celato oltre l’angolo. L’ennesimo celato.
Avanzando tra le brezze, sparo guardi in botteghe di grembiuli pregni, raccolgo cartine sperse con parole di prose goliardiche. Cos’è questo giorno refrattario come un Van Gogh? D’osservare da remoto, e respirare; sfaldando tasselli. Tessere di vita confuse, staccate dalle infinite parvenze di cielo.
2 Comments:
"Estetica purezza
nel seno di una corolla
Suono
di cristallina aria
dentro l'involucro sterile
di una forma
- appena accennata-
Esplosione di colore
ricaccia il buio della mente
in fondo ad uno scheletro
di fango e ossa.
(I girasoli)
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Posta un commento
<< Home