Fiumi di persone, riversamenti altisonanti in direzione opposta, con il fare intento in involuzioni di frase recitate a memoria. Correnti di guardi opposti ed incrociati, nei riflessi del caso. Quanto gesticolare nelle movenze di mani, invisibili e nell’aria inavvertibili. Quanta incoscienza e presenza; vita svolta nei ritmi del caso tra risa, tensioni e fraseggi solitari di tasti. Me su me, in questa melma scomposta dei rapporti; caratteri sparsi in ogni volto a mascherarne l’indole. Ora assieme in questa via a scroscio, tutti imbellettati ed indipendenti. L’uno teso a dare la mano all’altro, ed il terzo ignaro a verbalizza dialettiche, pulsando l’indice sulla tabella rea di colori e scritte. Passo in questo canale e mi distacco da ognuno, scivolo come certi torpori; allontanando sono foriero di sbarre e prigione d’ogni vocio addosso. Quante sensazioni; da non poterle trattenere, quanti strazi per quei corpi madidi e freddi riversi nelle balate pallide del mattino. Lacrime e grida secche in gola, per quegli accenti dispersi nell’oceano dei movimenti. Sadico, quanto ignaro, tolgo il blocco al baule e ne rimesto con mano le figure; volti fraterni e alleati, in sovente lotta all’ultimo sangue. Ma ''io''; quale ''io''? Forse l’amministratore delegato delle maschere in costante ricerca di media algebrica; forse il più spietato e sanguinario; o, chissà, solo mediatico e convincente. Senza regole e condizioni, avverto gli squarci dall’interno ed il disagio indotto dall’emergere; e sorrido, e guardo, e ti parlo. Sopisco, emergo, m’inabisso; poi urlo per un suono comune. Molteplici pensieri, distanti tra loro, in combutta per un corpo solo; razionale, quanto delineato ed unico. Variegato, e pur condannato all’unica fisicità possibile. Maschere; ne vorrei di vere e tangibili. Molteplici e visibili, da applicare come calco su creta, su me stesso.
Miriadi, almeno una per ogni me e per ogni possibilità.
Miriadi, almeno una per ogni me e per ogni possibilità.
2 Comments:
Mente nel gomito
quasi carne morta
semplice articolazione di frasi
fulcro del pensiero
punto d’appoggio sull’insensatezza
distante dalla mano e la sua presa
di coscienza
costretta a un angolo
d’apertura che ad ampliarlo
si spezza.
A volte
La maschera si restringe alla tua stessa ombra
a terra
o se di notte
alla testa adagiata
Ma il respiro
come un’onda lenta
invita
la terra alla notte
che vi separa
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