martedì, agosto 8

Ascolto, fiuto, parlo e mi muovo senza averne coscienza; tutto succede al di fuori di me stesso. Mi rivedo in qualche foto colorata, ma non sono io; non riconosco alcuna delle azioni possibili. Le pose che scorrono innumerevoli e i momenti del fare; mi ritrovo ad invidiarli. Osservo un volto scurito da barba nera striata e canuta; la concentrazione delle grandi cose, e la dedizione degli eventi che rapiscono. Un quadro, una situazione da incorniciare. Mi chiedo se mai sarò capace delle stesse emozioni; a quella barba sottrarrei gli occhiali, per osservare dalla stessa prospettiva. Inutile ancora una volta; una maschera adagiata non spegne la brace. Le parole scivolano lievi, come liquidi incompresi; osservo una voce parlare, conferisco con gli altri e all’unisono anelo domande a me stesso. Improbabile nei modi, alla frase elido la conclusione ed epiteto d’entusiasmo. Con occhi e viso assumono la posa della stanchezza; non v’è riposo che possa smorzare l’ansia d’ignorare. Parlo fuggendo; remoto ogni luogo occluso. M’incammino nella favola di tresche e sensi, con l’abbandono del naufrago all’approdo d’acque basse, dopo sussegui fondi d’oceano.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Pessoa aspetta il suo "difensore d'ufficio"...dopo le vacanze naturalmente.

8:47 PM  
Anonymous Anonimo said...

Il tempo non esiste; esiste la sua invenzione...umana

9:10 PM  

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