lunedì, luglio 31

Ai tratti fisiognomici, alla postura, alle coniugazioni delle mani sul viso; a tutto e a ciò appartiene il coraggio. Né la curvatura dell’indice o la sottile divergenza del baffo, m’indurranno alla resa. Eppure il vociare è fervido e la distonia ancora offende l’udito. Ho taciuto, mediando il lavoro di disinnescare l’ordigno delle speranze. Ho acquisito un tono grave ed il pallore dei volti riflessi dal ghiaccio. Implacabile ho osservato tra gli echi degli specchi cogliendo con i polpastrelli i freddi grigiori di lame. Il metallico calcio d’una beretta, ruota e si sofferma tra mirino e preda. Non si soccombe nelle notte di veglia, quando il capo chino sfiora il petto. Inerte, il mio sguardo a depotenziare ogni teorema. Piccoli sospiri tra le pieghe riservate dei righi; mani al battere sul capo negli innalzi di acque e azzurri. Ferita belva, mai avrò animo parco se non nei meandri di chi perpetra l’inganno.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

???... sembra una resa condizionata.

Pessoa avrebbe detto

"Non hai mai sentito passare il vento.
Il vento parla solo del vento
ciò che hai sentito è menzogna
e la menzogna è in te"


oppure si sarebbe ritirato nel mondo
dei sogni piuttosto che dare...

"...asilo dentro di me come
a un nemico che temo d'offendere..."


Whitman avrebbe aggiunto
...l'apparenza non deve ingannare,
né l'ambito mutato confonderti il cervello..."


Ti auguro una dolce notte.

12:12 AM  
Blogger Manilo said...

A volte qualche domanda la pongo; non è così evidente, però, individuare il formulatore della risposta.
Così, quandole le parole arrivano, la fonte è incerta; il senso sfugge, si confonde con i pensieri. Ti fermi a pensare, non sai più se le voci sono interne, oppure provenienti da terzi. Un ballo in maschera.

5:48 PM  

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