venerdì, marzo 17

Agiti l’indice in solchi d’aria invisibili, in mulinelli ruotati attorno al gomito. Colori, di cui aspetti la pronuncia; con una storia, uno sguardo, un alterco ed il medesimo finale sonoro, nel balzo della mano verso l’alto. Appari ora in questo schermo inutile, in cui i volti riflessi e nostri non hanno alcuna parte. Il grido, che lento si alza oltre le pareti di questa stanza infinita, ti coglie impreparata. Fagociti orrende emozioni, planate dagli schizzi di luce degli astri dispersi delle ultime occasioni. Qui, e cullàti, immersi in questo gioco di ritrosie; ci osserviamo seduti, senza mutazioni. Ora succede il tutto a cui abbiamo rinunciato, e non ci capiamo negli sguardi e nelle assenze. Questo domani lontano, che c’inchioda su essenze fragili, lascialo con il fragore dell’abbandono. L’eterno è qui, ed ora, nel frangente che nessuno potrà carpire, e che nessuno avrà l’ardore di spiegare. Tendi la mano e ascolta l’affanno dei passi, che fermi ci portano lontano.
Ho visto cedere le pareti farinose d'ogni essenza; intento ad intessere tele fittizie. Non si può vivere nelle memorie altrui, in angolazioni e sguardi che assillano una vita. Flash back di sogni, assunti notte su notte, nella pelle che sconvolta si corruga come sotto l’effetto del Sol Leone. Voci che si distanziavano in una dimensione assurda. Lì, dove ora ti devo recuperare; per ritrovare il me stesso da tempo ho disperso. Sotto pelli di serpenti, ed in sabbie roventi che altercano ogni pensiero. Senza concedere virgole, né respiri, né altre vite possibili. Quanti deserti da attraversare per riemergere dalla condizione dell’immaginario. Buio su notte; passo dopo passo che lede la mente. Chissà dove si può arrivare quando imperterriti si avanza. E’ il momento d’evadere. Issatevi sbarre; con la lima della mente e le lame dei denti nudi, roderò ferro e prigione.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

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1:57 AM  

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