giovedì, marzo 23

Nell’incrocio di parole, non c’è dialogo nella mente. In questi effluvi di fraseggi sorretti come palafitte, smarrisco il senso. Punti; tondi, assonanti e dislocati. Virgole; nel ritmo di sguardi estraniati ad ogni scena. Pause maledette; poi ''a capo'', alla ricerca di un la. Questo fruire di sensazioni m’obbliga al precipizio delle sensazioni. Intesso verbosità e scranni sfinitori d’impeti. Evado sensibilmente in dosi eccelse, estinte nei fragori del folgore. Silenzio, solitudine, scarni alterchi e movenze. Poi tutto torna come nelle maree, con sguardi destinati all’apnea. E i cenni sempre più lontani, in giorni colpiti da freddi flash. Mentre sfrego la fronte, corrugo la pelle per ravvivare il pensiero; sogni avanzati in ulteriori dimensioni di scrigni, labirinto greco dell’esistenza. Tra tratteggi orizzontali e verticali, alzo lo sguardo per scrutare il cielo. Mutano sovente i nembi; nel cielo terso non v’è rivolo e riferimento; lo scuro vede l’intessere di trame e luci in cui perdersi. In questo solstizio mobile di sabbie, elevo l’inno del lato in cui abito.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

"Non c'è mai fine a un viaggio
anche se un sogno cade".
Insisti,continua a portare il tuo amore,per cento e mille strade.
Musa

3:38 PM  

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