sabato, marzo 25

Non le orme, che appaiono in numero pari alle spalle del mio ondeggiare. Nemmeno il corpo, che di rado osservo; per lo più riflesso in pozze d’acqua limacciose. Neanche le movenze, i tratti i criteri e le caratteristiche. Nulla di tutto questo sono io. Le patologie e le disfunzioni, altro non sono che approssimativi lineamenti; vaghi per insorgenza e manifestazione. I pensieri, le parole, gli spazzi, le pause, i silenzi e gli affondi, rappresentano istantaneamente l’immagine che mi segue. Ogni parvenza è un tassello d’un quadro sinottico complesso; tessere indispensabili, quanto approssimative, di un organigramma sfuggente al senso. Tutto, tutto ciò, intesse l’ellittica del deperibile; impronte disperse nell’indefinito oblio.
Le emozioni sono immortali, quelle che ergono i sentimenti; scevre ad ogni risvolto temporale. Simboli, legami e corrispondenze, si muovono in uno spazio senza argine, in un tempo nullo per l’inesistente mutazione. Questo ci consente di vivere oltre, lanciando fraseggi al cielo e brevi sguardi dietro i vetri di un tram. Moti in transito dal remoto verso approdi futuri, essenze di cui siamo occasionali depositari.
Per questo, per tutto ciò, mi muovo con la mente; nell’avvertire.