martedì, agosto 15

Non scrivo per me; con leggerezza ed un filo di tensione, descrivo ciò che i meandri immaginano. Da tempo penso a questo vivere per assenza, in quest’accordo di note tirate da un filo sottile di seta. Nei frastuoni, quando gli altri impersonano l’ancheggiare voluttuoso dell’ignaro, passa e penetra quest’idea trasparente del ''potevo esistere''. Ecco i sospiri e gli allontanamenti, le facce molteplici e scure, con esigenze di stanze lontane ai frastuoni della voce. Qualcosa è successo, è evidente; questo me lontano e latente che emerge. Trascorrono così le decadi, che sono mutazioni ed immagini altere; un seme trapela da pensiero in tensione. E quando osservo e pasteggio fraseggi di paesaggi statici; ed invece il moto è dell’agitazione. Ci sono spot che vogliono emergere, che non chiedono e s’impossessano della navigazione a vista. I minuti diventano eterni e le freddure emergono dai sopori della notte. Dimenticare, additare ''il sogno'', dire ''basta!'', leggere libri di centinaia pagine d’umore. Poi osservi gli angoli desto e si appiccicano rugose le maschere, ci si interroga nell’intendere la fine dell’arginare. Respingere, per anni cupi; dissimulare per svilire condizioni imprescindibili.
Siamo tanti e ne avverto il brivido; forse in cose che furono, chissà, o che in propensione avverranno. Non bisogna credervi, non necessariamente; ci sono processi che avanzano privi dell’altrui consenso. E se fosse un messaggio? E se fosse un vociare di una mano sulla fune dell’esistenza? Nelle acque elido gerbidi i sensi; nel mescere d’aria e sale, nel colpire impavido di flutti lunghi di fondali torbidi. Così alzo un braccio al tramonto, per l’osservare d’oro palmo e dita. Per un attimo dimentico e rido, imperterrito di sarcasmo e difese. Sballottato, compenso ogni tremore, ricaccio in gola all’orizzonte terrori d’oblio. Galleggio e navigo in sospensione liquida; ora con entrambe le braccia a vittoria, paralleli ai fondali, con gli occhi socchiusi ed il ghigno del vezzo di chi tenderà la mano per l’avvio alla tenzone. E su, e giù; sommerso.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Bellissimo questo autoritratto.
Almeno credo si tratti di te
- non ti conosco -
Contenitore di molteplici
e contraddittorie volontà
...sarai mica il fantasma di Pes
con il quale ho ingaggiato
una sfida all'ultimo verso?!?
Sarebbe interessante se
ognuno di noi riuscisse
a schizzare su carta il
proprio volto seguendo i
tratti della sua forma
interiore. Credo che ne
verrebbe fuori un'identità
dai tratti somatici
completamente diversi da
quelli che lo specchio ci
rimanda ogni giorno.

8:56 AM  

Posta un commento

<< Home