martedì, settembre 5

Si vaga, e ci sono voci che avvertono, richiamano e impazzano. Si scava, si sprofonda e si pensa; si cercano i nessi e i perché, quindi appaiono le certezze, che poi scompaiono ai primi venti, alle prime brezze, come ceneri di tabacchi lasciati sui davanzali. Aumenta il silenzio e ci si sente persi, ma il vocio di fondo è solo chiacchiericcio, in cui il pensiero è d’uso avere la base. Si parte con le certezze, ma il gioco di questo mondo e a perderle, allora si intarsiano altri percorsi e ci si compiace dell’essere alternativi. L’essere, a questo mondo non transita per i sentieri del ritorno, ma risuona nei vicoli dell’irreversibile. I rifugi in notti turbini sono vaghi, dove sentieri paralleli si muovono in segmenti da sera a mattina con interruzioni circolari. Ci si allontana con la mente, ma c’è ancora uno squillo, una chiamata, qualche sussurro ed un vociare vago. Tutti conduciamo questa danza impari, impegnati senza remore nei nostri alterchi. In fila per dipanare sorrisi, e scagliare qualche parola; infine con il far di fioretto per scoccare certezze. C’è un inizio e c’è una fine, ed in mezzo un intera esistenza, in cui si corre, si va, si deve; poi ci si ferma in un punto sbattuto in faccia con solenne assestamento. Per questo non penso ad amici, ma di amici sto scrivendo; per questo non descrivo vene parentali, ma ne prendo il tono; per questo non v’è cenno di compiti e professioni, ma questa è la precisa descrizione del loro distacco.
L’altro dì, lo scivolare giallo di luci era in salita su lastre consumate di marmo, la direzione era illogica, e si rivolgeva al cielo. Ogni parete polverosa colorata ne conteneva i disequilibri, smorzando gli echi riflessi dai solchi lucidi; per curve e per ritorni, innalzando nell’attimo di un gradino la propensione allo scuro. Qui ho sostato con la mente; e l’urlo è argomento d’aria perso nel nulla recitante parti d’aria sospese. Così, come punti, in segnali dispersi disseminati peri il globo. Cerchi di corrispondenze sordidi, in armonia con l’universo; con il silenzio. Poi via senza retaggi, senza perché, nell’armonia vaga della brezza di notte.