Leggo in BlogOltre l’ultima intervista fatta da Pietro. La caratteristica che contraddistingue questa parte del suo blog, è la scelta coerente dei soggetti, tutti autori a loro volta di blog particolarmente interessanti e coinvolgenti. Il lato originale consiste nelle formulazione di domande nei confronti di persone che nel frattempo Pietro ha avuto già modo di leggere, commentare, e capire. Il risultato non è asettico, come siamo abituati a leggere in certe riviste, in cui l’interesse per l’intervistato è esclusivamente contingente.
Il dialogo con Chiara, autrice di chiaramente, è particolarmente riuscito, perché vengono espressi in modo semplice dei concetti di per se complicati, riguardanti la “vita” e la stessa esistenza dei blog.
Il motivo per cui abbiamo creato un blog è un interrogativo che prima o poi ci siamo posti tutti. Ritengo che la voglia di comunicare sia solo l’aspetto più evidente di un’inter-relazione tra persone che cercano con una determinazione ancor maggiore la condivisione di idee, interessi o sentimenti. Credo sia questo il punto nodale che può fare la differenza tra un blog e l’altro o, addirittura, allargando i termini, tra una comunità e l’altra. Chiara asserisce di aver avuto voglia di chiudere Bestiediuomini, non ha trovato bastante commuovere – leggii comunicazione – perché vuole smuovere – leggi condivisione.
Trovo schiacciante l’indifferenza, sono d’accordo con Chiara, ma ho dovuto imparare attraverso mille delusioni, che l’imprescindibilità del proprio modo di scrivere vuol dire esattamente questo. Linee tenui su orde d’ombra, è un esempio evidente di blog in cui l’interscambio e la condivisione sono ridotte al minimo. Ho sempre frenato la tentazione di cambiare argomenti, punti di vista e linguaggio, per avere più seguito, perché così facendo sarebbe un’altra cosa, non più prodotto del mio pensiero, allora ho rinunciato. Su certi argomenti non sarei categorico come Chiara, pur rispettando la sua idea, non credo che l’utilizzo di uno pseudonimo o di un nick implichi necessariamente finzione, anzi. Saranno le mie letture disseminate di Luigi Pirandello, e le sue maschere, o di Fernando Pessoa, e i suoi eteronimi, ma credo che il nick sia un modo per darci quel nome finalmente consono, che alla nascita inevitabilmente ci è stato invece imposto. Io non mi celo dietro “ombra”, comunque sinonimo di una metafora e non pseudonimo, ma, anzi, è la parte di me più vera, quella che le decine di persone che sfioro ogni giorno non conosceranno mai. Sono ombra quando evito le ipocrite formalità, quando non sono costretto, ma ho il piacere di fare, pensare e sognare, quando cioè emerge il mio ego più sincero. Non è questione di etichetta, quindi, ma firmandomi ombra cerco di dire al lettore “guarda che questi sono i miei pensieri e i miei sentimenti, per quanto storti possano apparire”. Tutti abbiamo la nostra maschera – l’io apparente -, il nostro carattere, di cui ho appena scritto e infine la nostra indole, substrato ancora più profondo e puro, una sorta di io estremo, in quanto privo di filtri.
Il mio è essenzialmente un diario personale, ma talmente tale che non scrivo di me stesso, o, per meglio dire, non descrivo fatti di ogni giorno, ma cerco di far emergere emozioni, che seppur probabilmente insignificanti rimangono il bene più alto di cui sono capace a dissertare.
Chiara infine ha un’ottima intuizione, con cui sono d’accordo e auspico: “il futuro dei blog è quello della specializzazione”, diventeranno sempre più dei luoghi di approfondimento in cui si cercherà di sviscerare l’anima delle cose, in controtendenza con i classici media che nel consumismo si sono perfettamente integrati.
Io non so perché scrivo un blog, tu invece, Chiara, da oggi dovresti saperlo, dato che hai stimolato un’intervista fuori dagli schemi e la presente riflessione che anche se fosse l’unica, e non credo, sarebbe già tanto.
Inutile dire, poi, che da oggi hai un nuovo lettore.
Il dialogo con Chiara, autrice di chiaramente, è particolarmente riuscito, perché vengono espressi in modo semplice dei concetti di per se complicati, riguardanti la “vita” e la stessa esistenza dei blog.
Il motivo per cui abbiamo creato un blog è un interrogativo che prima o poi ci siamo posti tutti. Ritengo che la voglia di comunicare sia solo l’aspetto più evidente di un’inter-relazione tra persone che cercano con una determinazione ancor maggiore la condivisione di idee, interessi o sentimenti. Credo sia questo il punto nodale che può fare la differenza tra un blog e l’altro o, addirittura, allargando i termini, tra una comunità e l’altra. Chiara asserisce di aver avuto voglia di chiudere Bestiediuomini, non ha trovato bastante commuovere – leggii comunicazione – perché vuole smuovere – leggi condivisione.
Trovo schiacciante l’indifferenza, sono d’accordo con Chiara, ma ho dovuto imparare attraverso mille delusioni, che l’imprescindibilità del proprio modo di scrivere vuol dire esattamente questo. Linee tenui su orde d’ombra, è un esempio evidente di blog in cui l’interscambio e la condivisione sono ridotte al minimo. Ho sempre frenato la tentazione di cambiare argomenti, punti di vista e linguaggio, per avere più seguito, perché così facendo sarebbe un’altra cosa, non più prodotto del mio pensiero, allora ho rinunciato. Su certi argomenti non sarei categorico come Chiara, pur rispettando la sua idea, non credo che l’utilizzo di uno pseudonimo o di un nick implichi necessariamente finzione, anzi. Saranno le mie letture disseminate di Luigi Pirandello, e le sue maschere, o di Fernando Pessoa, e i suoi eteronimi, ma credo che il nick sia un modo per darci quel nome finalmente consono, che alla nascita inevitabilmente ci è stato invece imposto. Io non mi celo dietro “ombra”, comunque sinonimo di una metafora e non pseudonimo, ma, anzi, è la parte di me più vera, quella che le decine di persone che sfioro ogni giorno non conosceranno mai. Sono ombra quando evito le ipocrite formalità, quando non sono costretto, ma ho il piacere di fare, pensare e sognare, quando cioè emerge il mio ego più sincero. Non è questione di etichetta, quindi, ma firmandomi ombra cerco di dire al lettore “guarda che questi sono i miei pensieri e i miei sentimenti, per quanto storti possano apparire”. Tutti abbiamo la nostra maschera – l’io apparente -, il nostro carattere, di cui ho appena scritto e infine la nostra indole, substrato ancora più profondo e puro, una sorta di io estremo, in quanto privo di filtri.
Il mio è essenzialmente un diario personale, ma talmente tale che non scrivo di me stesso, o, per meglio dire, non descrivo fatti di ogni giorno, ma cerco di far emergere emozioni, che seppur probabilmente insignificanti rimangono il bene più alto di cui sono capace a dissertare.
Chiara infine ha un’ottima intuizione, con cui sono d’accordo e auspico: “il futuro dei blog è quello della specializzazione”, diventeranno sempre più dei luoghi di approfondimento in cui si cercherà di sviscerare l’anima delle cose, in controtendenza con i classici media che nel consumismo si sono perfettamente integrati.
Io non so perché scrivo un blog, tu invece, Chiara, da oggi dovresti saperlo, dato che hai stimolato un’intervista fuori dagli schemi e la presente riflessione che anche se fosse l’unica, e non credo, sarebbe già tanto.
Inutile dire, poi, che da oggi hai un nuovo lettore.
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