domenica, maggio 4

E’ il sogno che ricorre, ma di solito ricordo, scolpiti nella mente, solo quelli fatti ad occhi aperti, mutevoli e cangianti. Io che cammino diffidente, che mi muovo a margine di ogni strada e che accellero il passo. Provo, anzi riprovo, dopo quell’anno che mi sono voluto fermare e l’altro che me lo ha imposto. Sogno, quasi ogni notte, io che corro, che tento, che sorrido e vado. No, non mi fermo più, presa la rincorsa è il momento di vivere. Tutto il resto della mia esistenza, quella latente, ma vera quanto la reale, vaga nel grigiore dei pensieri offuscati. A volte ho la sensazione che si vive in più dimensioni, e ognuna di essa è quella vera, in quel momento.
Oggi sorrido, osservo e sento. Mi muovo a scatti, ma mi fermo. Spingo Lidia che ruota il capo, mi osserva con sfida, si solleva e m’insegue. Questo istante è andato così, tra libri in cumuli stantii aspettando d’essere letti e singulti mai battuti, su questa tastiera troppo ampia per potere svolgere la propria musica. Chi non ha mai corso forse non potrà capire. Correre è vivere per chi ne conta i passi, e aspetta il sordo impatto della gomma sull’asfalto. Per una volta un’idea folgora sonno, vita desta e pensieri. Perché corro di notte, corro all’albeggiare e nel giorno, tra riflessi di monitor e persone in fila. Proverò a muovermi, lo so, passo dopo passo, ciondolante, come sempre. Non è tempo di fermarsi, per quello c’è domani. Arriverò, vedrete, quando fisserò una parete qualunque e allaccerò le scarpe. Andrò, lento e profondo; le prime gocce di sudore scorreranno lievi. E’ quasi un disegno, ed è sempre così. Controllerò il mio respiro, affannoso, è chiaro, ma cosa importa, è il mio tempo scandito. Respirerò ad oltranza e profondamente, alzerò le braccia e mi arcuerò in avanti. Voglio disperdere il mio pensiero, come ogni volta e come sempre succederà. Non ci sarà tempo, perché già spazio, ne ostacoli o dolori. Ci sarà, quello sì, uno sguardo incantato, e cielo riflesso tra piedi e orizzonte. A chi è diffidente, a chi legge ma è già distratto, basta volare a Palermo a ora tarda e attendere la notte, dopo un breve sonno e un lieve pasto. Indossi delle scarpette morbide nella piena ombra della notte per svicolare, poi, verso la Favorita. Ridiscenda verso il mare, tra la pace della luce che s’alza e l’odore della terra umida. Sfiorato Mondello e la sua rena bionda e salata, risalga tra i tunnel d’alberi. E’ vita e sensazioni. E’ un percorso che non ha termine. Pura propensione verso cui io ora mi muovo.