mercoledì, maggio 21

Le mani sono riverse sul viso, e il tempo è trascorso. Nella pausa, quella di ogni giorno, si rivede la stessa figura. E’ il momento della sonnolenza, ed è votata al vagare, nessuno saprà mai quali confini qualcun altro ha osato lambire. Le guance, vermiglie, sono puntellate da una barba, bianca all’estremo del mento. Sul tavolo, sempre gli stesi gomiti, ugualmente distanti, e una macchia qua e la, a segnarne i tremori. Un quadro, l’adiacente finestra, fuga mai scorta per un pensiero sempre al di la di tutto.