domenica, maggio 11

Oggi sento la primavera. Finalmente. E’ il momento dei propositi, l’attimo per osservare e prepararsi. Sono poche le cose che mi stimolano profondamente, e sono sempre quelle. Da un po’ cerco il giallo paglia sparso per i campi e diffuso prepotentemente nell’aria, e un angolo dove aspettare il sole all’orizzonte. Vedo mutare il giallo in oro sotto i raggi obliqui del sole, è un momento che rigenera e tempesta di emozioni. Da qualche tempo, la linea sinuosa che argina i ricordi si confonde con le emozioni. Nell’inconscio c’è qualcosa che mi rende estraneo ad ogni cosa e si rifà ad un ambito in cui ero ma non sapevo, come sempre quando di qualcosa si fa parte. Ogni giorno c’è una lotta e una ricerca ansiosa, ogni momento ha un reale contingente e una propensione. A volte mi osservo, sbircio dall’alto, poi mi abbandono. Sento voci distanti e occhi che mi fissano, assisto a dialoghi come fatti da altri, eppure vi dovrei partecipare; quel corpo che si muove e soffre sono io.
Al ritorno, da qualunque posto sia nel frattempo finito, abbasso il finestrino per uscire la mano e oppormi al vento. Modello l’aria e la coloro, apro le dita a ventaglio per creare quattro raggi che plasmo e violento. Punto l’indice e via, il verde scompare, tutt’attorno diviene è paglierino; basta un cenno e soffia lo scirocco, il sole, che aspetta l’istante, si abbassa e tinge. Respiro profondamente, e apro le palpebre. Avrò qualcosa da scrivere e raccontare, avrò attimi ancora per stendere ponti e aspettare.