giovedì, maggio 22

Quindici passi, uno dietro l’altro. Questo il numero propizio. Ma quant’è lungo un passo, e per quindici che tempo ci vuole? Da quegli ultimi residui d’infanzia aveva perso il contatto con il suolo. Eppure di riquadri e caselli ne aveva segnato, e parecchi. Chino, con il gesso tra le dita, sull’asfalto nero e rugoso, reso appiccicoso dai raggi del sole nel pieno del giorno. Pensando e divagando, gli soggiunse un tempo lontano, che aveva perso; solo un ricordo, un lapillo che non brucia, svanito. Si sofferma, entra in contenzioso con il passato. No, non è questo il momento di duellare, si ferma al primo passo pronunciato, ripone l’arma, di cui conosce il significato. Si congeda con il cenno d’una mano; la folla attonita protesta invano.