domenica, maggio 2

Fiume impreciso scorto, ed ero là, frontali affronti distratti di rulli sommessi di rumori appena annunciati; sguardi punteggiati in fila di indiani singhiozzi nella gola di incomprensioni. In vie rugose sporcate da polveri imprecise, incrociando gomme sugli asfalti grigi dell’incertezza. Solleva carte rigide d’annusare, inclini nei chiarori degli odori mancanti. Freddure sulla pelle intenti all’osservare, dove cerchi il padre svampito dei giorni, o appositi scatole fragili e imprecise. Collezionista di chiarori impossibili nei sibili di voci smaltite dai fumi dei tubi, dove pensuli dreniamo tra i giardini e tabelle scomposte di soste. Finte da capo a fondo, dove sfuggo e ritrovo virgola dopo inchino, nei discorsi imprevisti. Film a ritroso dell’esistenza negli inchini lievi sfogliati nei piatti della memoria pallida. In danza tutti sfavillanti di luccichii nei palmi delle danze d’ora e da prima e per poi all’affronto dello scontro dell’osservare fondo.
Lume nero stravolto
d’aria varia soffocata,
non c’è parola
quando cupo scende
l’indice voluttuoso.
Il fender d’orgoglio
celarsi in fasce di mani
sospesi al raziocinio
sfaldo che s’offende.
Ai piedi dell’immane gorgo
l’altrui volere
di gusto, d’ansia e d’alterigia,
freni inibitori ai binari impropri
moto geometrico
fuor d’orbita corretta.
D’anni e cenere
si corrompe l’imperizia,
corro savio d’Avi
numi d’ogni dove
stirpe di nodi e legno
nello spumoso vezzo
di sale e terra
tra lama e piombo
vacui di Fato a tre liste.