giovedì, novembre 13

Tuoni, fiamme e macchie rosse a strisce.

Tutto tuona
e perde i sensi;
l'abbaglio lesto
a spolverare sguardi sorpresi.
Occhi neri
come spranghe calate dal vuoto
passi incerti
spazzati, via!
su strade roventi,
vie del sud,
quanti corpi stesi
tra incerti dove, e perché;
per i corridoi del mondo
quante mani ancora calde,
di calzoni a bande rosse,
vorremmo tenere nelle nostre
di mani,
strette alla fronte
a sbriciolare torri del terrori.
Nel pozzo,
giù per le viscere,
nel ventre,
conterremo ogni parto dolente
accecato o eliso
per i nove mesi dell'infinito.

venerdì, novembre 7

Quelle foglie che insistono; quel giallo che scurisce e migra; quella danza e quei rimandi; proprio il mondo che svanisce a gli occhi. Danze, tra noi che corriamo incuranti; ambiti, movenze e sguardi adagiati all’asfalto, alla pietra o alla terra; l’arancione palesato, i saltelli di giubilo; le rincorse dietro auto adiacenti. I camion, poi; le foglie li attendono al varco; si spingono in prominenza e ne sfruttano il vuoto. S’innalzano; gorgheggiano; annebbiano l’etere. Tendono all’alto, perché da lì provengono; non hanno ragione, ma sono pregne di memoria e umori; di sguardi vani. Foglie a fiumi, a fiotti, lungo strade disagiate dove si confondono i passi, dove c’è d’adornare; dove cala lento l’autunno. Piogge che arrivano meste, mescolando gli accenti alle fronde; impasti limacciosi, pronti all’impatto viscido contro l’incurante che alterna boccheggi oltre due dita calate di finestrino. Le ritrovo nel vento, circolari e filari; senza chiedere passiamo, attraverso mille carezze lievi. C’è polvere, aria e terra; un verde svanito, incline al giallo, sovvertito all’arancio palmare. Codicilli e letture, impressioni dubbie; poco importa attraversando il cortile.