lunedì, novembre 28

Solo; come gli intenti, gli sguardi d’un istante e le foglie che rotolano attorno a qualche mulinello. Sui legami mi avvento come una fiera scomposta, nello sbavare di fauci giù sino alle zanne. Scandisco pensieri all’inverso, che dai concetti portano alla radice. Svendute le morali da applicare e svaniti i margini etici a contorno, mi riapproprio dell’unità generatrice. Sono mente, corpo, sensazione di vivere ed esigenza di proseguire; sempre e solo una cosa per volta. Dardo svicolato dall’arco, sfuggo dall’uno per raggiungere l’altro; privo di remore mi muovo nei contrasti. Sono uno; solo uno, in quest’universo di guarire dal male dei fardelli. Sfuggo scorie e orpelli, nella purezza di non esistere.

domenica, novembre 20

Carico d’urla, non posso ascoltare. Copro la mente nel manto d’ovattato silenzio; per combattere le sfide, ungendole di limaccioso reale. Quel c’appare lontano e impossibile, attende nell’ombra della porta più fragile. Niente pause, quindi, e singulti; lo sguardo travolge le ondine di sabbia tra i sismi dei moti del mare. Nulla permane nei lievi rintocchi a favore. Odo i legami, sfiorati dai sentimenti e unti appena dalle illusioni. Quel ch’è programmato, e che abbiamo inteso, a nulla vale; c’è una pioggia indipendente che impregna ogni trama. Per questo scorgo nulla di nuovo all’orizzonte; né prima né dopo. Non rimpiango ciò che non sarà, semmai ciò che non è mai stato. Alla notte abbandono ogni avidità nel culto del sogno rigeneratore, dove una valanga può essere sospesa da un filo d’aria. Poi reinventarsi leggeri come soffi d’aria; lievi, per non poter altro che asciugarle quelle trame.