Per una via con passi lenti, trascini dietro giacca e calzoni sempre troppo larghi. Ci giochi dentro inconsapevole delle stoffe che si raggrinzano allo sfiorare della pelle; appaiono scatti modellati nell’aria a cui avvicinarsi per chiedere silenti un perché. Sei lì, ma potresti essere altrove; nel tempo lo sei stato. Inconsapevole, ti ho incontrato lungo lo sfondo d’ogni via; dove con le mani ondeggi gorghi disegnati nell’aria. Storie ritratte nella mente, appena accentuate dal sorriso e dal ghigno da chi non può essere capito; immagini trapelate dai polsini lisi della stessa camicia sfalda. Parli, o sussurri e discuti, di certe sfide, di alcune tensioni. Attimi di cui nessuno conserva traccia, e che ripeti nella memoria di un film che svolge pellicola e luce. Amori, come gli altri, come ognuno che visse, appena arcuati dalla mano al petto e dai piedi storti al centro sulla mezzeria. Mi guardi e respingi, opponi il sorriso dell’impossibile e rivivi in quel ricordo ricreato tra le mani rivolte all’aria.
A volte un ritorno, breve ma spiovente; parte una goccia come uno sfregio che dal viso bagna la gola. Il ritorno al vero, ti circonda e diventa mio; di tutti. Giusto il tempo per l’ennesimo frastuono al cuore; poi l’apnea, giù un gorgo salato nel muretto oltre l’angolo.
Parte ancora il passo, altri ricordi, altro unger di mente, altre larghe movenze.
Per chi non sa, per chi non vuol sapere, lui è li; oltre il riflesso d’ogni specchio.