Quell’afa che ci ha avvolti nell’unica pelle di gocce centellinate di sudore; quel torpore che incanta le menti e affievolisce gli arti; quel raziocinio deriso da un istinto primordiale, incontrollato; questo è ciò che è rimasto delle nostre supponenze. Costruiamo gabbie, ma ne immaginiamo ancor prima della forgia già le fessure. Ci inventiamo solidi, ma siamo attendisti del vento. Svicoliamo nei meandri della ragione, crocifiggendo certi segnali privi di logica, laddove è il tempio delle sfumature che stiamo osservando. Oggi sento il richiamo che aneli, ma non è nel verbo che devi cercare la memoria. Esplora le nebbie; sviscera incertezze. Oppure, e vale ancor dippiù, cercale in certe congiunzioni; occasionali e svuggevoli financo per il Fato.
mercoledì, luglio 21
mercoledì, luglio 14
Incontrarci qui tra queste nubi, ansiosi di parole, sempre lasciate scivolare li, senza alcun senso apparente. Eppure questo è ciò che prepotentemente bramiamo; abbiamo avuto carica e voglia, ci siamo creati crucci dentro. Inutili, eppure abbiamo lasciato notti bianche d’insonnia e abbiamo sperato dopo ogni solo minuto respirando lentamente tutta l’aria che si poteva.
Nella danza e nel nuovo, nei sorrisi e nei toni, nelle movenze e nei forse, persino nei clacson delle auto, ci siamo sfiorati e guardati e capiti. E sentirsi qualcosa per qualcuno è splendido; c’è chi formula un sentimento e inclina un pensiero, lo avverti mentre t’adagi nella coltre vaga dell’andare.
Ci muoviamo ora; ci si perde ed è inevitabile, non ci potremmo altrimenti ritrovare, sarebbe sconosciuta l’icona delle corse, dei salti, e dei raggiungimenti. Si muta, si cambia pelle ad ogni parola, ad ogni sguardo celato, e oltre ancora, oltre, da rigo in rigo in cui sono svanito dal verso dell’altro ieri; e non rinnego ancora quello dolorante di ieri.
E già che lo ricordo, muovo giusto una spalla sulla tua; mi volto, naufrago l’esistenza. Sei già nel tuo porto, riverso alla tua partenza, al tuo mare, che respiro e per cui ansimo. Magari voltando il globo...
Nella danza e nel nuovo, nei sorrisi e nei toni, nelle movenze e nei forse, persino nei clacson delle auto, ci siamo sfiorati e guardati e capiti. E sentirsi qualcosa per qualcuno è splendido; c’è chi formula un sentimento e inclina un pensiero, lo avverti mentre t’adagi nella coltre vaga dell’andare.
Ci muoviamo ora; ci si perde ed è inevitabile, non ci potremmo altrimenti ritrovare, sarebbe sconosciuta l’icona delle corse, dei salti, e dei raggiungimenti. Si muta, si cambia pelle ad ogni parola, ad ogni sguardo celato, e oltre ancora, oltre, da rigo in rigo in cui sono svanito dal verso dell’altro ieri; e non rinnego ancora quello dolorante di ieri.
E già che lo ricordo, muovo giusto una spalla sulla tua; mi volto, naufrago l’esistenza. Sei già nel tuo porto, riverso alla tua partenza, al tuo mare, che respiro e per cui ansimo. Magari voltando il globo...