Non è un nuovo motore di ricerca, elggoG è proprio l'arcinoto Google scritto all'inverso. Sembra che dei ricercatori della Harvard Law School abbiano avuto questa originale trovata per ovviare alla censura imposta dalle autorità cinesi. La differenza con il solito Google sta nell'inversione della scrittura di ogni componente della pagina, dove anche le parole chiave inserita per la ricerca deve osservare tale regola. Ad oggi il geniale espediente è riuscito a beffare il "Great Firewall" cinese e una folta schiera di persone può accedere ai "pericolosi" contenuti disseminati per il web.
domenica, gennaio 12
lunedì, gennaio 6
Non riesco a resistere alla tentazione della spezzatina di pura liquirizia, vengo rapito dalla sua nera eleganza depositata in vetrina, quindi entro e chiedo: "è di vostra produzione?". Ottengo un fiero "certo!". Esco soddisfatto, sfregando la mia bustina tra le mani, ma con un tarlo nella mente: non sapevo dell'esistenza di liquirizia veneta, le sue radici si insinuano nei terreni sabbiosi e aridi delle coste meridionali…
La strada per Asiago è inevitabilmente tortuosa, si sale lentamente tra tornanti e curve scomposte.
I vicentini attraversando Piovene Rocchette, paese-frontiera, lasciano alle spalle schiere di aziende folte ed operose, per ostentare il frutto del benessere.
I bassanesi, invece, risalendo per Conco, naturale prolungamento di un territorio legato alla tradizione, svettano per la montagna, luogo di sosta e pensiero.
Io vengo da quell'isola, fervida mittente del suo strano popolo, e muovo i miei passi come ogni inviato in terra altrui, lo sguardo basso e gli altri sensi all'erta.
Il centro è sintomo di quello che il paese vuol apparire, non di quello che realmente è, condizione evanescente e sfuggente. A tratti si ha l'impressione che Asiago sia un marchio, studiato a dovere, alimentato da attività commerciali che più che alla storia e alla tradizione si rifanno allo studio di ciò che il turista-tipo cerca. Si possono trovare abbigli stile montanaro-tirolese, la cui etichetta tradisce la provenienza a volte straniera. Accanto, per le vie del corso, sfilano boutique del naturale, dall'alimento al cosmetico, ma una paventata apicoltura locale vende miele balsamico tra i cui ingredienti si legge un generico "miele italiano".
Ritorno nella calda casa che mi ospita e finalmente mi lascio scivolare tra le mani un paio di schegge nere, che prontamente assaporo. Buona, si, nulla da dire, mi sembra quasi di conoscerla. E già! L'ho scoperta anni fa, è l'inconfondibile liquirizia Amarelli prodotta a Rossano Scalo esclusivamente con radici che crescono sul versante ionico della Calabria, è lei, l'originale sotto mentite spoglie. Non resisto, sono fatto così, ritorno nell'esclusiva bottega e chiedo: "mi tolga la curiosità, la 'vostra' liquirizia è in realtà Amarelli?". Lei solleva lentamente il capo, per un attimo volge lo sguardo altrove e poi, come chi deve confessare una colpa, sussurra: "sssi, si, Amarelli" e sfugge verso un altro cliente.
In fondo non vuol dir niente, ad Asiago ci sono schiere di villette foderate in legno, praterie, tinte e colori ovunque, e poi l'aria frizzante e da un paio di giorni dappertutto si adagia tanta candida neve. Intono un accennato sorriso, mi sovvengono i versi di Panella/Battisti che recitano: "La neve tornerà come un pretesto, dipinta e sempre finta…".
E' meglio ridiscendere, l'ennesimo giorno da inviato volge al termine.
La strada per Asiago è inevitabilmente tortuosa, si sale lentamente tra tornanti e curve scomposte.
I vicentini attraversando Piovene Rocchette, paese-frontiera, lasciano alle spalle schiere di aziende folte ed operose, per ostentare il frutto del benessere.
I bassanesi, invece, risalendo per Conco, naturale prolungamento di un territorio legato alla tradizione, svettano per la montagna, luogo di sosta e pensiero.
Io vengo da quell'isola, fervida mittente del suo strano popolo, e muovo i miei passi come ogni inviato in terra altrui, lo sguardo basso e gli altri sensi all'erta.
Il centro è sintomo di quello che il paese vuol apparire, non di quello che realmente è, condizione evanescente e sfuggente. A tratti si ha l'impressione che Asiago sia un marchio, studiato a dovere, alimentato da attività commerciali che più che alla storia e alla tradizione si rifanno allo studio di ciò che il turista-tipo cerca. Si possono trovare abbigli stile montanaro-tirolese, la cui etichetta tradisce la provenienza a volte straniera. Accanto, per le vie del corso, sfilano boutique del naturale, dall'alimento al cosmetico, ma una paventata apicoltura locale vende miele balsamico tra i cui ingredienti si legge un generico "miele italiano".
Ritorno nella calda casa che mi ospita e finalmente mi lascio scivolare tra le mani un paio di schegge nere, che prontamente assaporo. Buona, si, nulla da dire, mi sembra quasi di conoscerla. E già! L'ho scoperta anni fa, è l'inconfondibile liquirizia Amarelli prodotta a Rossano Scalo esclusivamente con radici che crescono sul versante ionico della Calabria, è lei, l'originale sotto mentite spoglie. Non resisto, sono fatto così, ritorno nell'esclusiva bottega e chiedo: "mi tolga la curiosità, la 'vostra' liquirizia è in realtà Amarelli?". Lei solleva lentamente il capo, per un attimo volge lo sguardo altrove e poi, come chi deve confessare una colpa, sussurra: "sssi, si, Amarelli" e sfugge verso un altro cliente.
In fondo non vuol dir niente, ad Asiago ci sono schiere di villette foderate in legno, praterie, tinte e colori ovunque, e poi l'aria frizzante e da un paio di giorni dappertutto si adagia tanta candida neve. Intono un accennato sorriso, mi sovvengono i versi di Panella/Battisti che recitano: "La neve tornerà come un pretesto, dipinta e sempre finta…".
E' meglio ridiscendere, l'ennesimo giorno da inviato volge al termine.